SCUOLA/ Concorso presidi, tre mosse per “smontare” il patto burocrazia-sindacati
Roberto Pellegatta
lunedì 12 agosto 2013
CONCORSO PRESIDI. 1. Una prima promessa il ministro Carrozza l’aveva fatta il 15 luglio in Viale Trastevere ad oltre 150 rappresentanti degli idonei del concorso dirigenti scolastici della Lombardia. Poi l’aveva ribadita il 24 luglio in risposta all’unico parlamentare che abbia assunto una iniziativa su tutta la vicenda: l’interrogazione a risposta urgente della deputata del Pd Maria Coscia. Purtroppo non risultano iniziative di altri politici, lombardi o meno, e neppure degli ultimi ministri ai quali attiene in qualche modo l’origine del concorso stesso. In aula quel giorno il ministro Carrozza garantiva un intervento normativo che “contemperi il giudicato e l’esigenza di dare figure di vertice alla scuola”. Affermava altresì che tale norma poteva essere inserita in un provvedimento urgente del Governo. Prima pareva che la sede dovesse essere la conversione in legge del “Decreto del Fare”. Poi sembrava fosse il decreto-legge in materia di occupazione nelle pubbliche amministrazioni predisposto dal ministro D’Alia: era circolata una bozza che all’art. 17 parlava di “Misure urgenti per l’avvio dell’anno scolastico”. Ma lungo il percorso ministeriale i nemici del testo sono cresciuti in modo stranamente veloce. Non così gli amici o sostenitori. Proprio l’altro giorno, giovedì 8 agosto, durante l’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva, alla fine si è indirettamente consumata la speranza di un’attenzione alla gravità della situazione di quello che sarà a breve l’avvio del più difficile anno scolastico che le scuole della Lombardia ricordino. La mancata presentazione del DL D’Alia ha eliminato ogni possibilità normativa. Le difficoltà e opposizioni erano iniziate da subito, dopo il 15 luglio. La freddezza di tutti i politici (compresi gli ultimi ministri ai quali va imputato l’attuale concorso), ad eccezione della citata on. Coscia. Un sito riferisce che l’ex ministro Gelmini avrebbe tuonato contro la possibilità che quegli incarichi di presidenza avrebbero violato il principio del merito. Poi i comitati che minacciavano nuovi ricorsi. Quindi i “segnali” sindacali. Quindi è toccato ai burocrati della Funzione pubblica, che hanno evidenziato gli ostacoli tecnici, ma non certo collaborato a trovare la loro soluzione normativa. Infine un gruppo di senatori ha tentato in aula (con un ordine del giorno approvato l’8 agosto persino dal Governo in sede di conversione del Decreto del Fare) di utilizzare la proposta ministeriale per avviare l’ennesima sanatoria nazionale sugli ultimi incarichi di presidenza residuali dal 2006. Eppure, nel caso-tormentone del concorso dirigenti della Sicilia tutti (politici e sindacati) avevano persino trovato l’energia di superare normativamente le obiezioni della presidenza delle Repubblica! La bozza dell’art. 17 che doveva andare giovedì 8 al Consiglio dei ministri introduceva la possibilità di conferire in via straordinaria incarichi di presidenza, per il solo 2013/2014 “al fine di consentire l’avvio del regolare anno scolastico” in deroga al DL n. 7 del 31 gennaio 2005 (che eliminava gli incarichi usati fino ad allora), tra gli altri a “soggetti che hanno ottenuto l’annullamento degli atti del concorso bandito nella regione Lombardia ai sensi del Ddg del 13 luglio 2011 e ai controinteressati nel relativo giudizio, nei limiti di spesa già previsti in relazione alla autorizzazione alla copertura di posti disponibili dell’area V” cioè nei limiti di 355 posti già autorizzati dal Mef. La soluzione era provvisoria, straordinaria e sarebbe cessata “alla data di nomina dell’avente diritto”. L’intervento degli incarichi era scritto in modo da essere anche pienamente rispettoso del giudicato del Consiglio di Stato, senza prefigurare alcuna di quelle sanatorie alle quali invece Parlamento e Ministero ci ha abituato per decenni. Nel frattempo si era avviata la procedura di esecuzione della tanto criticata Sentenza del Consiglio di Stato (la n. 3747 dell’11 luglio 2013). Ora si attende la nomina della nuova commissione, della quale il Miur non ha ancora risolto se sarà regionale o centrale. L’Ufficio scolastico regionale questa settimana ha dovuto per dovere avviare la raccolta della disponibilità alle reggenze dei dirigenti scolastici in servizio. 471 sono le sedi a tutt’oggi da coprire. A queste si aggiungono anche circa 120 istituzioni scolastiche da assegnare ad altro diverso titolo (sottodimensionate, nuovi Centri per adulti, sedi vacanti in forma provvisoria). Con questi numeri (come si sapeva da mesi) il numero di dirigenti scolastici titolari in servizio probabilmente non basterà neppure a coprire tutte le reggenze da assegnare. Anche se purtroppo il triste fenomeno di colleghi che ne chiedono più di una è già accaduto in passato. Prima di valutare quanto accaduto, la posta in gioco e le prospettive a breve, occorre anche ricordare accennare al problema della verifica delle responsabilità. A tutt’oggi il ministero non ha avviato in forma diretta alcun provvedimento disciplinare verso dirigenti o funzionari responsabili del danno attuato alle scuole e alle persone. Purtroppo risulta che solo un funzionario dell’Usr Lombardia sia stato “spostato”: è il solito sistema di colpire i sottostanti senza tirare in causa chi dirigeva ai vari livelli (regionale e nazionale) tutta la procedura del concorso! L’unico annuncio il ministro Carrozza l’ha fatto in aula il 24 luglio segnalando di aver “disposto la trasmissione degli atti alla Corte dei Conti perché valuti le eventuali responsabilità per danno erariale”. Ma rispetto a tutto il grave danno giuridico, personale ed organizzativo causato (e che si causerà) lo stesso ministro nello stesso intervento rimandava ogni intervento a “quando i diversi contenziosi in atto saranno definiti”. Ma è seriamente immaginabile che vi sarà termine a quella che giustamente Tuttoscuola ha definito “l’orgia dei ricorsi”? E quindi, a quando verifiche disciplinari e di responsabilità a tutti i livelli?
2. Sulla sentenza del Consiglio di Stato questo quotidiano ha già ospitato una lucida analisi critica, che ne ha evidenziato le incongruenze e le contraddizioni con altre sentenze di parere esattamente opposto. Una sentenza, quella di luglio, che rivoluziona la giurisprudenza amministrativa e che, se universalmente applicata, avrebbe dovuto far saltare tutto il concorso nazionale per dirigenti scolastici e tutti i concorsi precedenti dove si sono usate sempre le ormai famose buste lombarde. In quella analisi è stato rilevato giustamente che “il principio per cui ‘chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento’ non vale più per i pubblici concorsi”. Quella che ne esce vincente è la logica del ricorso, che oggi può vantare anche il suggello di questa sentenza del Consiglio di Stato, logica che proseguirà ed aumenterà fino a rendere difficilmente attuabile in un solo anno la revisione del concorso in Lombardia. Ne esce pure vincente chi non vuole che la scuola diventi capace di decidere autonomamente le proprie sorti, il proprio futuro, il proprio operare. A comandare sulla scuola restano sempre più tutte le forze esterne ad essa, alla faccia dei bei sogni passati sull’autonomia scolastica. Alla fine, l’irrazionale coacervo di oppositori alle necessarie soluzioni sembra, in modo lucido o indiretto, “riaffermare, costi quel che costi, il primato della norma astratta e il potere dei suoi custodi”, quasi che dietro alle follie di concorsi e sentenze resista sordamente un grumo di forze della conservazione dell’esistente alleate contro ogni mutamento ed a difesa delle varie corporazioni. Nel frattempo il prezzo di queste disfunzioni e incapacità organizzative oggi in Lombardia lo pagheranno i dirigenti scolastici che svolgono seriamente il proprio servizio, i docenti che hanno studiato seriamente per superare un concorso, le famiglie e gli studenti di quelle scuole che dovranno attendere a tempo indeterminato l’assegnazione di un dirigente scolastico stabile al quale hanno diritto. Per queste viene messo a repentaglio l’effettività del diritto all’istruzione, il diritto ad una istituzione scolastica efficiente, proprio in quella regione che tanti vantano come “la più efficiente”! In più della metà delle scuole lombarde assegnate a reggenza (così come in quelle dei titolari che dovranno dividersi con queste prime, quindi in quasi tutte le scuole della regione) la professione del dirigente scolastico (messa a durissima prova psicologica e fisica, laddove esercitata seriamente) viene menomata e vincolata a pura garanzia di adempimenti burocratici, a mere e minime azioni d’ufficio, rese ancora più precarie e difficili da una insostenibile situazione creata da un dimensionamento delle scuole che in Lombardia ha spesso superano il limite massimo di studenti previsto dalle norme. Ancora una volta (e purtroppo, va detto, senza la necessaria consapevolezza da parte di tutti gli interessati) i dirigenti scolastici diventano capri espiatori di tutti i guai della scuola “responsabili di tutto ma con nessuna possibilità di vera decisione dal punto di vista del governo”. Fior di ricerche e dichiarazioni generali sostengono l’importanza di una positiva, stabile e competente direzione delle istituzioni scolastiche. Per questo le scuole hanno diritto, e con esse le comunità locali, le famiglie e gli studenti, ad una direzione stabile, presente, efficace, per garantire il meglio del servizio all’istruzione dovuto a tutti allo stesso modo ed alle stesse condizioni. Ma questo riconoscimento non corrisponde, poi, agli interventi necessari per garantirlo: spesso capita di constatare quanto resti bassa l’attenzione sociale e politica ad una scuola che funzioni bene, salvo poi sbattere in prima pagina i casi di malfunzionamento. Proprio per questo l’associazione professionale Disal sta proponendo ad ogni livello un Manifesto di mutamenti necessari per una direzione delle scuole che possa tornare a curare la prioritaria azione educativa e di istruzione. Invece una buona dose di ipocrisia (oltre alla mala politica e amministrazione) si è nuovamente rivelata a governo della scuola italiana: grandi dichiarazioni e convegni contrapposti alla vita delle scuole di ogni giorno, dove a pagarne saranno non certo chi prenderà reggenze senza farsi vedere a scuola, né (almeno a tutt’oggi) chi, avendo funzioni dirigenziali regionali o nazionali, ha creato il danno. Sembra una attuale conferma delle tesi di Vaclav Havel: un sistema contro la persona non si regge solo su chi esercita il potere, ma anche sulla connivenza di tutti coloro che in forma diretta o indiretta ne accettano le forme di esercizio. 3. Chi lucidamente non accetta questo stato di cose ed ama la realtà della scuola di oggi, sa bene che, contrariamente a quanto sostiene l’alleanza burocrazia-sindacati, nel medio e lungo periodo non se ne uscirà mai senza una effettiva autonomia delle istituzioni scolastiche nel reclutamento diretto di tutti gli operatori della scuola, compreso il dirigente scolastico.
Sono certo ragionevoli le proposte di taluni quali l’accelerare i concorsi, il migliorarne il funzionamento o perfezionarne le tecniche. Ma è troppo evidente da diversi anni che questa via in Italia non pare funzionare. Ora, per evitare in extremis alle scuole lombarde i danni descritti, restano poche ma chiare possibilità, che potrebbero essere sollecitate da azioni anche oppositive. Innanzitutto una nuova decisione del ministro Carrozza a ripresentare migliorato e corretto il provvedimento urgente che non è entrato nel DL D’Alia. Si potrebbe fare entro il Consiglio dei ministri che pare anticipato a fine agosto, delineando con precisione un testo che istituisca un “incarico temporaneo di dirigenza” limitatamente all’anno scolastico 2013/14, fino alla nomina degli aventi diritto e senza che ciò prefiguri titolo professionale per il futuro. Se questo accadesse anche nella seduta dell’8 settembre – e quindi dopo le nomine delle reggenze che, in questo caso, dovrebbero esser assegnate con riserva – la norma potrebbe prevedere che gli incarichi (o altra forma giuridica diversa da quella dell’ex DL 7/2005 ma con le piene potestà di firma ed il necessario riconoscimento economico) vengano eccezionalmente ed immediatamente dati ai docenti vicari delle scuole vacanti o (in caso di rinuncia) ad altro docente disponibile indicato dal Collegio docenti, così da garantire tutto l’anno scolastico, escludendo ex lege ogni riconoscimento futuro per la funzione esercitata. Una simile procedura è stata in passato spesso usata dagli ex provveditori agli studi. Ritengo invece che la proposta, fatta da alcuni sindacati di dare esoneri totali dalle lezioni ai docenti vicari delle scuole guidate da dirigenti scolatici reggenti esterni, possa essere ultimamente non risolutiva e in certe situazioni controproducente, rischiando di rafforzare l’assenza di un preside a pieno titolo e quindi di una guida stabile, univoca ed efficace. Molti dirigenti scolastici lombardi in questo mese non restano ad assistere passivi e, in assenza di misure normative o amministrative valide, stanno valutando (su proposta di Disal) la possibilità di una “obiezione di coscienza” tesa ad evitare che si rinnovi per il terzo anno un ricorso dilagante e sistematico alle reggenze. Queste dovevano essere dal 2006 strumenti eccezionali, limitati nel tempo e nel numero, legate ad assenze personali di singoli. Sono invece diventate forma generalizzata, sistematica, aggravata nel frattempo da dimensionamenti delle scuole che anche in Lombardia ha raggiunto limiti oltre ogni ragionevolezza. Costoro, pur consapevoli del rischio personale legato al carattere di obbligatorietà di servizio dell’istituto della reggenza, ritengono che il loro gesto possa divenire un estremo “grido” per il diritto delle scuole a ben funzionare e per la dignità della professione direttiva, collaborando con questa forma, certo paradossale, ultimamente alla difesa della qualità del servizio di istruzione nel suo complesso. Resta infine urgente, in tutte le altre regioni, l’autorizzazione del Mef e del Miur a coprire tutte le sedi vacanti di dirigenza scolastica, scorrendo le graduatorie degli idonei, così da non lasciare più scuole senza direzione stabile. Così come è altrettanto indispensabile l’avvio, chiaro e trasparente da parte del ministero, di provvedimenti amministrativi e legali verso i responsabili di quanto accaduto (lo chiede la stessa sentenza del Consiglio di Stato di luglio).